Teatro MusiComico
Animazione Di(sa)Strada
Cricca Di Clown Musicisti
(insomma+ttostoKeStareAcasa...)



Teatro del mare - @rti in transito
Festival nazionale dei teatranti di strada - 10a edizione
 
agosto 2003 - località varie, Abruzzo
 

 

Vita da clown. Reportage dall'Abruzzo.

di ERIKA ECCHER   

 

Storia di un’incontro con un pagliaccio. Premessa,  necessaria.
 

        Ho incontrato Gabriele ad un corso sulla Natura, voglio chiamarlo così perché: 1)il titolo non lo ricordo 2)perché è uscita davvero la Natura, non solo quella che riguarda clorofilla e foglioline... Ricordo che era l’unica o quasi presenza maschile; Aveva un accento carino (lui leccese, eravamo in Alto Adige) e nel presentarsi ripeteva le parole…”ho fatto questo ho fatto….sono interessato a quello sono”…e poi il ‘presente progressivo’ dicendo “sto andando” invece di “vado”, che suona un po’ come un’incitazione che i meridionali fanno a se stessi e un po’ come un’azione che vuole continuare nel tempo…
      Insomma una sera nonostante fosse già in pigiama e avesse tutta l’aria di andare a nanna mi guarda con aria importante e mi fa “Esco!” “Ma come esco, ma dai, Gabriele… in pigiama??? E… dove vai?” E lui, convinto: “A femmene!!”
Ricordo che questa cosa mi fece ridere un sacco, e gliela feci ripetere tante volte…Dove vai Gabriele?????….a femmeneeeeeee!!!!!!!!!!!
Benissimo.
      Prima cosa.
      Un’altra. Parco d’Abruzzo. Ancora alberi, sempre natura. Orso. Dov’è l’Orso Marsicano? Gabriele sparisce nel buio, tra gli alberi, nascosto chissà dove. Noi tutti ci chiediamo dove sia, magari è caduto…Gabrieleeeee!!!!Dopo un po’ dal nero se ne esce con un saltello magro, con aria contenta, sfregandosi le mani.
      “Ma dov’eri???”
      “Ho incontrato l’orso ho incontrato”
      “? Ma daiiiii!”
      “Gli ho detto -Uè cumpà! e lui –Uè Dottò! Beviamo qualcosa beviamo? E io –whisky doppiooo!!!”
     
      Per me lui è rimasto Dottò. Non lo vedo da tre o quattro anni, l'ultima volta era con lo zainone alla stazione di Trento, in partenza x Londra, dove Arianna e io lo abbracciavamo forte. “Solo andata” diceva (ma sarebbe tornato dopo due settimane).
 
      Pochi giorni fa mi arriva un messaggio: Abruzzo clown gne gne foto video scritti io. ?.
      Mi va sì!
      Penso ad alcune cose, ai miei colori preferiti, alla voce del Maestro Gne Gne, a ciò che vuol dire serio, a ciò che vuol dire demenziale. A ciò che vuol dire divertimento. Non lo so. Riso, sorriso, ironia, denti, lacrime, amarezza, bocca all’insù bocca all’ingiù, ferita aperta, mal di pancia. Divertimento divertirsi divertire. So che ridere significa capire una situazione, la più semplice, coglierla per un attimo e ricordarla nel tempo. Se ripenso a Dottò in pigiama azzurro che con voce bassa bussa alla porta del bagno con tre colpetti precisi ripetendo all’infinito Isabèèèèèèè, mi viene da ridere.
      (voglio cogliere ancora)

 

Vita da clown. Appunti sparsi.

Vorrei raccontare quei quattro giorni alle persone che c’erano e a quelli che se li sono persi, vorrei dirlo a modo mio parlando di canzoni e musica, di costumi, di ciò che fa la GneGne Orkestra.

Dovrei dire di quello che propongono, nell'ambito dello spettacolo, dell’animazione, cercando di esserci, di offrire più cose possibili. Sulla cartolina di presentazione c’è un assemblaggio un po' pop-kitsch di immagini e colori e dietro c'è il menu, potete scegliere quel che vi serve, quel che volete che loro facciano per voi.

Loro sono dei "clown", anche se io non ho mai visto dei clown messi così, poi sono "musicisti", questo sì, fanno teatro, molto sperimentale, sì; "festival", certo hanno preso furgone caricato roba, friselle, pomodori, bolle di sapone e tutto per esibirsi in Abruzzo; poi "manifestazioni", si manifestano eccome, li senti proprio, non puoi non vederli; "serenate", io me ne prenoto subito una; "laboratori" dove lavori, ti esibisci crei situazioni dove si ride davvero, anzi se vi coinvolgono ridono loro di voi; "feste", per forza! Loro sono una festa! "Musica dal vivo", nel senso che si esibiscono solo dal vivo; "trucco artistico", se vi piacciono i fiori e i pesci senza pinne chiamateli subito; "comunicazione", questo punto ancora non è stato affrontato credo, o è stato affrontato, tanto da non rendersene conto forse...

 

Teatro del Mare, Abruzzo, agosto 2003

Da lontano vedo un furgone pieno zeppo di cose colorate, forse è proprio questa la prima impressione che ricordo della GneGneOrkestra, e di Gabriele soprattutto. Fa caldissimo e rimpiango un po’ l’aria condizionata del regionale che da Pescara mi ha scaricata nella stazione di Vasto-San Salvo, piena campagna. Salto su ricavandomi un posticino fra valigie, borsoni, scatole, scarpe, roba! Vicino alla pineta, la GneGne comincia a prepararsi per lo spettacolo, le valigie si aprono e ne escono le cose più strane, comperate immagino da Gabriele in qualche mercatino dove probabilmente ci è rimasto delle ore per scegliere contrattare ritornare blaterare, a suo modo. Trombette, verdi acidi, aranci, quadrati, calzoni corti e lunghi, birilli, bottiglie reinventate, merce ficcata dentro alla rinfusa, senza ordine. Chiacchiere delle ragazze e tentativo di Dottò di riportare l’organizzazione. Ora sembrano pronti, si riparte. Parcheggiamo nel centro di San Salvo e la GneGne sembra pronta con tutto il necessario: vestiti colorati, a righe, fiorellini e pois, megapapillon, trucchi, strumenti. Si parte. Piano piano, camminando, anzi sfilando per le strade del piccolo centro, la gente li osserva, qualcuno ha uno sguardo talmente stupito che fa ridere più di Dottò. Il bello di quest’orchestra è la capacità di coinvolgere le persone, facendogli credere, o forse è proprio così, che lo spettacolo sia fatto apposta per loro, e un bimbo che se li vede arrivare, sentendo una canzoncina nell’aria, pensa: ci sono per me! Ti chiedono il nome ed ecco magicamente un party speciale con una dedica, poi di colpo se ne vanno strampalati bighellonando e via. Un signore anziano vuole suonare e la GneGne non nega questa bellissima possibilità di entrare a far parte del gruppo, come quel 'mago Walter' che a Roseto degli Abruzzi si presenta con assoluta professionalità e mette in scena un numero con il Maestro (battezzato “mago” per l’occasione dal maestro GneGne, proprio come se fosse stato l’ospite più atteso della serata). Se capisci lo spirito della GneGne, sei dentro, ridi anche delle cose più assurde, e ti sembra quasi normale che un gruppo parta dal Salento con un furgone, bucando due gomme (ovvio che doveva succedere proprio a loro) per presentare dei numeri senza una scaletta precisa, schizzata un attimo su un foglione A3 coi pennarelli colorati e tenuta a terra ben nascosta da una cassetta di legno, o meglio, un ex-cassetto con tanto di manico, il “Tiraturu Drum” (dal leccese “Cassetto Percussione”.

E' divertente osservare in che modo alcuni si fermano, anche i bambini sono stupiti dall’ingenuità e dalla freschezza con cui la GneGne si presenta, estraniati. A volte guardo Gabriele e penso alla fiaba del Pifferaio Magico: le gambe magre che si perdono dentro ai calzoni da pigiama... mi emozionano perché mi sento bambina e vorrei mollare macchina foto e video per giocare ancora.

Ciò che succede durante gli spettacoli è da vivere, anche solo come spettatori, con una leggera paura di essere coinvolti dalle Maestre che girano prendendo per mano i più (s)fortunati, quelli che non sono più bambini e che un po’ si vergognano, ma non tanto da rinunciare all'invito. E se ti invitano non rifiuti, e se nel pubblico c’è tua moglie e tuo figlio che ti guardano… ti devi buttare…

E’ bello vedere la GneGne quando è unita verso un unico scopo, senza volere far prevalere un solo lato di sé, musica o ballo, o fascino femminile. Nel seguirli ho visto e sentito quel che si dicevano, come fare certe cose, in che ordine, cosa suonare, e il Maestro in piedi con la sua agenda aperta dalle dita lunghe e magre mi trasmetteva una certa professionalità, un progetto in mente. D'altronde mettere insieme un'anima spensierata e giocherellona da pagliacci di strada e competenze tecniche e comunicative da webdeveloper non è molto comune...

Al vederli nello spettacolo molti se lo chiedono che cosa stiano realmente facendo. A Ortona, fuori dal tempo assegnato per lo spettacolo (per evitare le sovrapposizioni sonore di gruppi vicini), Gabriele si installa al centro della via principale di Ortona e sale sul “TiraturuDrum” l’ex cassetto con l’insegna dipinta della GneGne, nemmeno io capisco che cosa voglia fare… Eppure lui ci sale e ci resta un bel po’, immobile, con in mano una paletta per le mosche, come pronto a colpire chissà cosa. La gente passa, chi lo guarda non so cosa pensi, che è pazzo o esibizionista oppure non pensa niente, o magari diceva “ecco un artista”.

Ma uno degli sguardi più allibiti e disorientati l’ho visto negli occhi di un giornalista. Dopo lo spettacolo di Ortona arriva una troupe che vuole intervistare la GneGne, loro sono felici e dopo pochi aggiustamenti ecco che partono le domande. E’ il Maestro GneGne che risponde alle domande serie dell’inviato. Che cosa fate? Perché lo fate? Lavorate soprattutto con i bambini? Ma da che realtà venite? E’ così giocosa come la descrivete la vita? Che tipo di studi, preparazione avete? Dopo una serie di risposte assolutamente assurde a domande serie, l’intervistatore pressocchè esasperato gli chiede in modo elegante se si riuscisse ad avere qualche risposta seria: “Ma se doveste andare a comperare un etto di prosciutto come lo chiedereste? e il Maestro:-“direi… Che mi date un quadretto di prosciutto a righi?” Io guardo la faccia del giornalista e la sua espressione è indescrivibile. Lo fotografo. Vorrei davvero trovare una parola che racchiuda il suo pensiero, perché fa così ridere…

     Le canzoni delle vocali, gli animali, la magia comica, i balli, gli strumenti e la musica per tutti, io credo che non siano solo per i bimbi: ho visto adulti travestiti, divertiti, trasformati. A San Vito Chietino bloccarono un gruppetto di adulti e ne fecero una piccola banda: “Allora, chi vuole questa padella per suonare? Chi maracas? Chi tromba? Il sindaco?! Il sindaco tromba!” I più forzatamente indifferenti, i meno a ridersela nascondendosi dietro la testa del familiare accanto. “Complimenti ragazzi, avevate ingaggiato l’entourage politico del paese, a noi dell’opposizione non riesce mai… (misteri della politica?)”

La GneGne Orkestra è il non-spettacolo, giocare e soprattutto far giocare i passanti con la scena, gli strumenti e la musica, la possibilità di far ridere per un momento, di vivere il bambino, l'artista, il pagliaccio che è in noi, cosi... per gioco... per... per... GneGne...

 

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